Lecce, il suicidio (quasi) perfetto.

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Panchina giallorossa, intervallo Lecce – Siracusa

Sembrava tutto in discesa, se qualcuno avesse detto poche settimane fa che il Lecce avrebbe rimesso un intero campionato in discussione in una manciata di partite ci avrebbero creduto in pochi. Invece eccoci qui, a dover fare i conti con Catania e, addirittura, Trapani che era a distanza abissale e a farlo da posizione svantaggiata, senza neanche poter difendere i due punti avanti, visto il turno di riposo.

La situazione non è critica, è di più, il Lecce sta riuscendo nel difficile compito di suicidarsi, di buttare alle ortiche un campionato, il sesto consecutivo e questa volta potrebbe bruciare più delle altre, per come il primo posto era a portata di mano, perché questa è la squadra più forte del campionato, con più ricambi, con più scelte, con più possibilità tattiche.

Ma come ha fatto questa squadra a ridursi alla sestultima a soli due punti dalle inseguitrici? Si dice che i conti e le responsabilità si vedono alla fine, col senno di poi, e se invece avessimo il coraggio di raccontarle ora, che è ancora è tutto in gioco? Non saremmo certo noi a fare danno in un ambiente (inteso come squadra) che se non si da una scossa sarà certa solo dei playoff.

Quindi è inutile fare come gli struzzi e non notare come quello che sembrava il nostro condottiero Liverani, quello al quale tanti tifosi avrebbero fatto una statua fino a qualche settimana fa, non solo ha perso il bandolo della matassa, ma ha dimostrato proprio nel momento più difficile di non essere la persona giusta. SI è dimostrato non solo incapace di dare la forza per superare i momenti difficili, ma forse anche il responsabile primo di questi momenti.

Non vogliamo entrare nei tanti mormorii che ormai permeano l’ambiente, tanto non darebbero alcun contributo alla causa, né sapere perché il giocattolo si è rotto, quello che vorremmo è che ognuno si prendesse le proprie responsabilità, a cominciare dall’allenatore e a seguire dal Direttore Sportivo, che con il mercato di gennaio ha indebolito una rosa forte.

Finché c’è una sola possibilità di vincere il campionato, la squadra è tenuta a inseguirla, ma siamo consapevoli, e questo è il dramma, che ormai non è più quella di un tempo, che mentre le avversarie volano noi arranchiamo, che più che la posizione in classifica è lo stato mentale a sfavorirci con le inseguitrici e in questo le responsabilità dell’allenatore sono più evidenti.

Se dovessimo fallire l’obiettivo, in ogni caso saremmo comunque noi tifosi e solo noi a pagare, Liverani sarà libero di proseguire la sua carriera, idem Meluso, mentre noi continueremmo a marcire in un campionato ridicolo, dove i mezzucci, i fallimenti, gli arbitraggi al limite del ridicolo sono all’ordine del giorno. Saremmo noi e solo noi a pagare i loro errori e, temo, il loro orgoglio.

Allora credo che sia ora di smetterla con l’ipocrisia di non dover criticare, per non rompere il giocattolo, perché l’interesse nostro e del Lecce non è detto che sia lo stesso di Liverani, che indubbiamente ci terrebbe a mettere una promozione nel suo palmares, ma non vivrebbe un dramma sportivo se questo non accadesse. E se il giocattolo si è rotto non è certo colpa nostra.

 

 

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